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Tandarandan nasce nel 1997 a seguito della ricerca svolta da Mauro Manicardi sulle tradizioni musicali dell’area lunigianese e spezina. Questo lavoro, iniziato nei primi anni ’90, rappresenta per il territorio una ripresa dell’interesse verso la musica tradizionale locale e soprattutto rimette in movimento musicisti, gruppi di danza, contatti tra quanti operano nel settore. Nel 1998 il gruppo produce il CD che contiene gran parte della ricerca, presentando il materiale raccolto con propri arrangiamenti e avvalendosi delle preziose indicazioni di Edward Neill, l’etnomusicologo genovese che diventerà amico e guida artistica di Tandarandan.
Il repertorio dei concerti comprende gighe, valzer, mazurke, monfrine, canzoni e ballate che testimoniano il suono dell’estremo Levante ligure. Il gruppo è acustico e utilizza, fra gli altri, strumenti un tempo presenti nel territorio lunigianese, quali la ghironda, la piva e l’organetto. A ciò si affianca la proposta di stages di danze lunigianesi del comprensorio dello Zerasco
Tandarandan ha partecipato a numerose rassegne e festival, tra cui Re Appennino, Cantavalli, Isola Folk, In/Canti e Banchi, Musica nei Castelli di Liguria ed ha coprodotto con Stelevox il CD ”ël corno e ël violin“, dedicato ai musicisti tradizionali ancora operanti in Lunigiana. Tandarandan ha inoltre collaborato al CD ”L’endeso“ di Renzo Fregoso, incentrato sul dialetto spezino. Nel 2005 esce il primo vero e proprio CD, per l’etichetta FolkcubEthnosuoni, dal titolo ”Epata, la musica delle stagioni“: dodici tracce ancore legate al territorio del Levante ligure e alla Lunigiana. Nel 2007 il nuovo lavoro: ”Adalgisiana“.
Componenti: Elisabetta Piastri: flauti, voce Stefania Gussoni: clarinetto, voce Mauro Manicardi: piva in do, baghet in sol, organetti, voce Maurizio Cavalli (+2013): chitarra, voce Roberto Mazzi: ghironde, voce David Virgilio: violino, tastiera, voce, percussioni Fabrizio Pilu: violino, viola, piva emiliana in sol Roberto Fatticcioni : basso Marco Guidi : percussioni
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La Lunigiana è una regione storica dell’Italia centro-settentrionale che raccoglie una serie di valli digradanti verso il golfo della Spezia e che deve il suo nome all’antica e potente città di Luni, capitale di questo territorio, di cui ora rimangono solo interessanti vestigia archeologiche. Come spesso accade nelle zone di confine fra più regioni amministrative (vedi un esempio per tutti le cosiddette “Quattro Province”) anche in questa porzione d’Italia suddivisa fra le province di La Spezia, Parma, Massa e Carrara (cioè Liguria, Emilia e Toscana) l’unità nella diversità delle tre civiltà differenti ha creato il substrato per una conservazione delle tradizioni musicali popolari maggiore che nelle singole regioni. Tandarandan, formazione nata circa tre anni fa sotto la spinta creativa e il coordinamento di Mauro Manicardi, è andata a colmare le lacune di conoscenza che affliggevano questo repertorio, affrontando sia la riproposta dei brani frutto di ricerca sia il tentativo di dinamizzare la tradizione attraverso nuove composizioni con il dovuto rispetto e la relativa competenza, dimostrando una solidità e un’omogeneità di gruppo che appare all’ascolto ben più “datata” di quanto l’anagrafe del gruppo (come detto di recente formazione) potrebbe far credere. Rigorosamente acustici, ma sostenuti da un pimpante brio esecutivo nei brani per danza e nelle marce così come dotati di una buona capacità di emozionare nelle arie più lente, Tandarandan costuiscono una piacevole conferma delle potenzialità spesso inespresse del nostro sottosuolo musicale. “Dalla Cisa al mare” (“la” Cisa è il passo che separa il versante toscano da quello emiliano dell’Appennino, il mare raffigura simbolicamente La Spezia e la Liguria) è un disco d’esordio non immune da difetti (qualche indecisione nell’uso delle voci, alcune ripetitività negli arrangiamenti), ma gradevole e incoraggiante oltre che fondamentale per aver finalmente dato voce al patrimonio di un’area culturale omogenea finora quasi completamente sconosciuta. Elisabetta Piastri canta e suona flauti e percussioni, Maurizio Cavalli canta e suona chitarra e cittern, Roberto Fatticcioni è il contrabbassista, Roberto Mazzi canta e suona ghironda e mandola, David Virgilio canta e suona violino e percussioni, Mauro Manicardi canta e suona organetto e baghèt e ha condotto le ricerche insieme all’etnomusicologo Edward Neill. Il disco è stato autoprodotto con l’aiuto dell’Istituto Demologico Ligure e il contributo della Provincia di La Spezia.
Roberto G. Sacchi / Folkbullettin